“Ma dove vanno le Ferrovie” doveva recitare la nota canzone di Lucio Dalla e non i “marinai”, pur dovendo constatare quello che sta accadendo in F.S.I. ha sempre più l’amaro sapore di “promesse da marinaio”.
Mai come in questo periodo di crisi si sta risentendo la mancanza di una politica di coordinamento e di indirizzo per l’intero sistema dei trasporti in Italia.
I vari Governi che si sono succeduti, sia nella prima che nella seconda repubblica, nulla hanno fatto in tal senso.
Dal dopoguerra ad oggi, in termini di infrastrutture ferroviarie si è costruito solamente quel poco di linea di A.V., mentre è mancato quello che più era necessario: “fare sistema”, collegando la rete di F.S.I. ai porti, agli aeroporti, agli interporti ed ai distretti industriali.
Tutto è stato lasciato alla mercé di F.S.I.
Abbiamo dovuto apprendere dalla stampa che Trenitalia (società di F.S.I.) collegherà Milano con Ancona con treni A.V., per fare concorrenza ad N.T.V., che a breve assicurerà lo stesso servizio.
Abbiamo dovuto proclamare uno sciopero nazionale per chiedere a Trenitalia quale progetto abbia per il trasporto merci, considerando che l’unico impianto di riferimento per il Centro-Sud dell’Italia è Marcianise.
Ci corre l’obbligo ricordare ad F.S.I. che, come società interamente controllata dal Tesoro e che usufruisce anche dei contributi statali per garantire il servizio universale, non deve solo guardare alla quadratura del bilancio, ma gestire ed assicurare i collegamenti merci e viaggiatori anche con il Sud e la Sicilia.
Anche perché non dobbiamo né possiamo accettare che il Sud e la Sicilia siano un peso per F.S.I., mentre per “altri” sono opportunità imprenditoriali.